Esempio

come ruolare nel GdR

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  1. Elisa "Sissi" Volturi
     
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    Questo spazio è dedicato agli utenti che necessitano di un po' di allenamento prima di iniziare a ruolare a tutti gli effetti nel nostro GdR.
    Ora vi posto qui di seguito, a titolo di esempio, la role di prova che feci io con Gina quando arrivai, come nuova utente, nel suo forum, che ospitava la precedente versione del nostro GdR.




    UTENTE Renesmee Nessie Cullen

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    Appoggiata alla ringhiera bianca, Nessie stava aspettando di veder arrivare sua madre e suo padre. Si trovava in un parco, poco lontano da Forks, lì aveva invitati lì per un piccolo "pranzo", ma sopratutto per poter passare del tempo insieme. Ovviamente era stata la prima a presentarsi, più che altro perchè prima aveva dovuto comprare un regalo per Elena e aveva approfittato di quel pranzo per non far sospettare nulla all'amica. La busta si trovava poggiata sulla sua sedie e lei si stava godendo il vento che le faceva muovere i capelli, ascoltando un pò di musica dalle cuffie. A dire il vero il volume era bassissimo, anche perchè con il suo udito simile a quello di un normale vampiro, ascoltare la musica ad un volume normale per gli umani era straziante. Ed insieme a questa, sentiva benissimo anche quella proveniente dal piccolo locale che vendeva hot dog e quant'altro. Aveva già pensato ad alcuni di quei piatti, affamata com'era, ma sapeva benissimo che oltre al cibo umano si sarebbe dovuta occupare di bere anche del sangue. Non poteva nutrirsi solo di cibo umano, anche se era parecchio restia ad utilizzare sempre più spesso il sangue. In parte voleva provare ad abituarsi al cibo il più possibile, suo nonno era riuscito ad abituarsi esclusivamente al sangue animale e lei, come mezzosangue, voleva arrivare all'estremo prima di utilizzare del sangue vero e proprio. Comunque forse sbagliava, non lo sapeva poi tanto bene, in parte perchè quel liquido rossastro era un pò come ogni medicina in generale, lo dovevi prendere e basta, non andava certo a preferenza tua.
    Nessie Cullen era stata la prima mezzosangue a far parte della famiglia dei vampiri, prima di conoscere Evelyn e farla unire a loro dopo che il padre di questa era scappato. Era cresciuta un pò come una principessa, anche perchè era il primo membro che faceva realmente parte della famiglia, sangue del proprio sangue. E ne aveva anche l'aspetto, della principessa, la pelle diafana ma non fredda come quello di ogni vampiro, i capelli lunghi e simili a quelli del padre e della madre, un miscuglio dei due ben amalgamato. Il sorriso era splendente, unico aggettivo che potrebbe definire quel piegarsi in sù delle labbra che compariva sul volto di Renesmee fin da bambina, con quelle fossette e quelle risatine che cacciava quando ancora era neonata.
    Nessie sapeva anche avere lo stile da principessa, se ci si metteva e iniziava a discostarsi da sua madre, in parte anima affine alla sua. Quel giorno ad esempio, con quel semplice vestitino floreale che tanto le stava bene, sopratutto con quei capelli che si ritrovava. E sembrava anche strano che non avesse un fidanzato, senza considerare il fatto che non avesse mai provato nulla di forte per nessuno. Ma neppure nessuno aveva mai provato qualcosa per lei, nonostante quell'allegria che sprigionava in ogni momento.
    Era strano sì, conoscere Nessie Cullen e domandarsi se era vera o solo frutto della tua immaginazione. Perchè ti sorprendeva e non sapevi mai dire se aveva fatto quell'effetto solo su di te. Nessie era come un angelo, anche se forse non completamente privo di luce. La sua famiglia credeva che i vampiri non fossero esseri di luce nonostante tutto, che quando morivano -se, morivano- non sarebbero finiti in paradiso. Sua madre era di tutt'altro avviso, lo aveva saputo fin da subito che erano semplici oggetti di Luce e non mostri, per quanto sangue -animale o meno- potessero bere. E Renesmee la pensava come lei, anche perchè si trovava lì grazie a quei vampiri che l'avevano sempre difesa ed avevano tifato per l'amore dei suoi genitori.

    Comunque, odiava aspettare lì che i suoi la raggiungessero, così decise comunque di ordinare da mangiare, sarebbe comunque stato brutto farlo davanti ai suoi genitori. Alzò una mano, mentre un cameriere finiva di portare alcuni panini ad un gruppo di bambini poco lontano e sorrise, quando questo si avvicinò. Vide benissimo, però, la vena pulsante. I suoi occhi ebbero un guizzo, magari aveva bisogno di bere e sperò che i suoi le portassero qualcosa.
    -Un hot dog, ketchup, maionese e patatine. Poi un bicchiere di... coca cola.- disse poi, rapidamente, aveva in mente altri generi di bicchieri che beveva da piccola a casa Cullen. Poi però aveva imparato a cacciare solamente, senza usare anche le sacche di sangue e, ovviamente, per la caccia s'intende esclusivamente di sangue animale. Lei adorava i grizzly, come lo zio Emmett, anche se di solito li lasciava a lui e pensava alle piccole prede. Erano solo più divertente da cacciare, ecco tutto.



    UTENTE { *Elisa* }

    Elisa "Sissi" Volturi


    Elisa era arrivata a Forks da pochi giorni. Seduta davanti al suo comò, si guardava nello specchio. Non si era ancora del tutto abituata al suo nuovo abbigliamento, naturalmente necessario per passare inosservata. *Passare inosservata, certo, come no* sorrise fra sé con un po’ di sarcasmo, mentre spazzolava i suoi lunghi capelli *un’italiana che non parla inglese da chissà quanto e che non conosce una parola di americano* posò delicatamente la spazzola sul comò, sbuffando tristemente. Poi aprì un cassetto dal quale estrasse una cartina che raffigurava quel luogo a lei ancora per la maggior parte sconosciuto. Dopo averla esaminata per qualche istante, notò la presenza di un parco appena fuori città, poco distante da dove si trovava lei in quel momento. *Quello che mi ci vuole ora è una bella passeggiata all’aria aperta*. Le mancava stare in mezzo alla natura e non si sarebbe certo fatta scappare l’opportunità che aveva, ora che si trovava in un luogo come quello. Si alzò e, con passo leggero, raggiunse l’armadio dal quale estrasse un cappellino da passeggio (uno dei piccoli vezzi ai quali non voleva rinunciare) che si abbinava col suo vestito color turchese. Se lo sistemò per bene, controllando il risultato allo specchio, poi prese con sé una piccola borsetta contenente lo stretto necessario e uscì allegra, richiudendosi la porta alle spalle.
    La sua camminata era aggraziata ma veloce. Non aveva alcuna fretta, ma era abituata a camminare così, fin da quanto era umana. Il suo sguardo si perse per un momento nel vuoto. Quanto tempo era passato, quanti anni aveva vissuto. Si sforzò di tornare al presente e quasi senza rendersene conto, era ormai arrivata al parco. Poco prima aveva piovuto. Lo avrebbe percepito anche se non lo avesse saputo. Chiuse gli occhi per assaporare meglio quel tipico profumo dell’erba dopo la pioggia. Inaspettatamente, si sentiva serena, felice. *Ora penso un po' a me, ai Cullen penserò domani*. Voleva tenere lontana la preoccupazione almeno per qualche ora.
    Continuando a camminare, alzò gli occhi al cielo sforzandosi di mantenere la calma. Alzò lo sguardo davanti a sé e notò alcuni petali di ciliegio passarle davanti, trasportati da una brezza leggera. Istintivamente i suoi occhi li seguirono. *guarda un po’, chissà che canzone starà ascoltando*. Vide un’incantevole ragazza appoggiata alla ringhiera bianca, con le cuffie. Elisa si scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, continuando ad osservarla. Era estremamente bella. *Se tutte le ragazze di Forks sono così, capisco perché Edward Cullen abbia trovato la sua compagna proprio qui* senza il tempo di rendersene conto, le scappò una dolce risata. Rallentò il passo, man mano che si avvicinava. C’era qualcosa in quella ragazza, l’istinto di Elisa le impediva di smettere di osservarla. Aveva qualcosa di singolare, ma cosa? Lo sguardo di Elisa si concentrò su di lei, che nel frattempo alzò una mano. Elisa ruotò di poco il suo sguardo, accorgendosi della presenza di altre persone e un cameriere poco più in là. *Non posso crederci!*. Elisa fu sicuramente l’unica ad accorgersi di quel guizzo negli occhi della ragazza. Fu brevissimo, ma a lei non poteva certo sfuggire. Conosceva bene quello sguardo, lo aveva già visto un’infinità di volte. Quella scintilla negli occhi poteva significare una cosa soltanto: sete.
    Elisa era indecisa: *che faccio? La raggiungo? Forse è meglio aspettare, rispettare il programma prestabilito.* Eppure non riusciva a placare la sua curiosità. I suoi occhi si chiusero leggermente, a causa dei raggi di sole che inaspettatamente si fecero strada tra le perenni nuvole, per osservare meglio la ragazza, *Scommetto che quella è Isabella Swan Cullen, si, dev’essere proprio lei*. Non aveva mai conosciuto nessuno personalmente di quella famiglia, a parte Carlisle, naturalmente. Ma dalla descrizione di Aro, non poteva che essere lei. Rimase immobile per qualche istante, continuando a fissarla. Poi prese la sua decisione. Con passo sicuro e un dolce sorriso, le andò incontro.



    UTENTE Renesmee Nessie Cullen

    Nessie Cullen era fortunata ad essere l'unica vampira tra tutti gli umani, un lato positivo era infatti quello che le persone, che non facevano parte del mondo sovrannaturale, non si accorgevano di quei suoi cambiamenti repentini. Un vampiro avrebbe senza dubbio notato quel suo sguardo assetato, quel guizzo dei suoi occhi che seguivano la vena sul collo del cameriere. Per quanto mezzosangue, non poteva neppure resistere a lungo, fingere di non sentire il profumo del sangue o quello degli umani che il vento portava fin nelle sue narici. Ed era tremendo, sopratutto quando aspettava troppo prima di decidere di bere un pò di sangue, quando non le costava nulla cacciare nei boschi di Forks. Era solo troppo testarda e questo, era il risultato.
    Fece passare una mano tra i suoi capelli, privi di un nodo, sempre puliti, uno dei vantaggi di essere un mezzosangue.
    Incrociò le gambe, non sentiva minimamente il freddo e la sua temperatura corporea era sempre alta. Era bello anche questo, il sentire costantemente caldo, come lo era per i lupi che abitavano a La Push. Tra questi c'era anche Jake, il suo migliore amico e, ancor prima, il miglior amico di sua madre. Jake aveva sempre fatto parte della vita dei Cullen, prima ancora che nascesse Nessie o lui stesso. La sua famiglia prima di lui aveva intrattenuto rapporti, seppure più burrascosi, con quel gruppo di vampiri.
    Comunque, a parte la sete di sangue, Nessie aveva anche sete e non credeva certamente che ci sarebbe voluto molto tempo per farle avere un panino. Bastava grigliarlo un pò, immaginava già quella porzione strapiena di patatine come solo quel luogo sapeva fare. Era il suo posto preferito in cui mangiare cibo spazzatura, senza alcun dubbio.

    Notò, comunque, quando ancora era immersa in una vecchia canzone, una figura femminile avvicinarsi a lei. I suoi occhi si fecero più attenti e la sua reazione, senza alcun dubbio, sarebbe risultata del tutto diversa se sarebbe stata un'umana. Aveva colto benissimo del sangue vampiro in lei ed i suoi sensi si erano allertati di colpo. Tra tanti posti in cui poteva stare un vampiro, il luogo in cui dimorava una mezzosangue non poteva essere una coincidenza. Renesmee non credeva alle coincidenze, non da quando i Volturi li avevano attaccati anni prima. Tra le tante famiglie che dovevano aver disobbedito alle regole, avevano pensato proprio a loro che non avevano commesso alcun crimine.
    Rimase ad osservarla per tutto il tempo, pronta ad allontanarsi se solo c'è ne fosse stato bisogno. Non poteva attaccarla lì davanti agli umani e, comunque, non era forte come lo zio Emmett o sua madre da neonata. Renesmee era troppo buona, troppo dolce, per nulla portata ai combattimenti. In parte era come Nonna Esme, stava dietro le file perchè sarebbe stata la prima a perdere.

    -Posso aiutarla?- chiese, con un tono di voce abbastanza basso mentre questa si avvicinava. Un umano non avrebbe colto neppure i movimenti delle labbra, ma un vampiro sì e, se si fosse sbagliata, la giovane donna non avrebbe comunque capito che stava parlando con lei.
    Doveva star attenta ad ogni particolare, senza farsi scappare nulla, nessun dettaglio. Doveva pensare con largo anticipo, forse aveva più una mente da stratega che un corpo per combattere.



    UTENTE { *Elisa* }

    Elisa "Sissi" Volturi


    Elisa si arrestò di colpo appena il vento le portò quella domanda, appena sussurrata, da una voce melodiosa. Sgranò gli occhi stupita. *Ma certo* sorrise abbassando lo sguardo per un istante. Non avrebbe potuto nascondere la sua natura ad una creatura della sua stessa razza. Riprese a camminare, più lentamente, e istintivamente sollevò le mani, quasi impercettibilmente, in segno di pace. Aveva percepito immediatamente la diffidenza di Isabella, eppure lei non si era certo avvicinata con lo scopo di farle del male. Di certo, però, non poteva biasimarla per il suo naturale istinto di difesa. *Aspetta un momento* Notò un colorito su quelle deliziose guance che certo non poteva appartenere ad una vampira. *Ora è tutto chiaro! Come ho fatto a non accorgermene subito?* Di fronte a lei c'era il membro più giovane, e in un certo senso, più affascinante (per il modo in cui era venuta al mondo nonchè per via dei suoi poteri) della famiglia Cullen. Si fermò a un passo da lei e le sussurrò: - Tu devi essere la famosa Renesmee - Percepì l'accentuarsi della sua diffidenza. Perciò, con tono gentile, aggiunse: -Non ho intenzioni cattive, devi credermi - e, dopo essersi tolta il leggero guanto di pizzo bianco dalla mano destra, la allungò verso di lei in segno di saluto. Nel frattempo prese coraggio e, sorridendole, proseguì: - Devi perdonarmi per la mia pessima pronuncia, sono straniera. - . Continuando a fissare quel volto perfetto quanto pensieroso, proseguì: - Mi chiamo Elisa- *Meglio non aggiungere altro, per il momento. La parola Volturi e il nome Aro non sarebbero certo d'aiuto ora. Devo, anzi, voglio vincere il suo muro di diffidenza*.

    Poi smise di parlare, continuando però ad osservarla. *Chissà cosa le sta passando per la mente* si domandò. Quegli attimi sembravano eterni. E nonostante la musica e le chiacchiere che provenivano dal gruppetto di umani, riusciva addirittura a percepire il battito rapidissimo di quel cuore. *Forse ho sbagliato ad agire d'impulso, eppure le mie sensazioni non mi hanno mai tradita. Sentivo di doverla conoscere proprio ora, proprio qui*. Aveva sempre creduto nel destino, fin da quando era ancora umana. E dopo la sua trasformazione, la sensazione che il percorso di ognuno seguisse un binario più o meno prestabilito, si era fatta ancora più intensa dentro di lei.

    Quante volte nella sua, ormai, lunga esistenza, il destino ci aveva messo lo zampino, come si suol dire. Nel bene e nel male. E chissà dove l'avrebbe portata quello stesso suo destino. Sapeva bene a cosa andava incontro. O almeno, era quello che credeva. Ma lo sapeva davvero? La sua unica certezza in quegli istanti era il suo profondo desiderio di evitare qualunque tipo di scontro fisico. Era contro i suoi principi fare del male *nonostante io faccia parte dei Volturi*, ma soprattutto, voleva tornare a casa al più presto sana e salva. *Avanti, cosa aspetti? Io non sono il nemico. Io sono come te*. Col suo sguardo, la supplicò di crederle.



    UTENTE Renesmee Nessie Cullen

    Aveva fatto bene, a parlare in quel modo. Colse benissimo lo sguardo di sorpresa farsi avanti su quello della vampira dopo averla sentita, che cercò in tutti i modi -nonostante fossero inutili- di tranquillizzarla sulle sue intenzioni pacifiche. Non voleva essere cattiva Ness, semplicemente credeva ben poco alle frasi dal "vengo in pace" quando un tuo simile, tra tutti quelli a cui potevano avvicinarsi ed i posti in cui stare, trovava proprio in lei la sua preda. in parte le era rimasta attaccata la paura di dover nuovamente scappare e mettere in pericolo la sua famiglia, sopratutto da quando i Volturi l'avevano quasi costretta a scappare con Jake. Con quale coraggio avrebbe potuto abbandonare la sua famiglia quel giorno? Certo, era solo una bambina, ma si sarebbe potuta ribellare dalla prima visita degli amici del nonno, invece era stata una vigliacca ed aveva accettato. Si portava con sè quella paura, incessante, di essere nuovamente la causa di qualche problema. Una paura che l'attanagliava e non la lasciava andare, tristemente, dover convivere con quel rimorso e non riuscire a lasciarlo andare.
    -Sì, sono io.- rispose, perchè era l'unica mezzosangue ad abitare a Forks, se si escludeva Evelyn che aveva finito per trasferirsi da loro. E, nonostante la vampira non avesse detto nulla, anche lei aveva capito una cosa di lei. Nessuno sapeva chi era, il suo nome, almeno che non avesse fatto parte di un clan che si era unito ai suoi genitori -ed anche in quel caso, avrebbero saputo chi era e lei stessa l'avrebbe riconosciuta-. Seppe quindi, che da quella stessa frase si era tradita e le aveva fatto capire di essere dei Volturi. -Tu, sei dei Volturi. Giusto?- chiese, non propriamente arrogante. Sapeva benissimo che bisognava portar loro rispetto perchè erano in un certo senso i capi dei vampiri, ma sapeva anche piuttosto bene che era meglio farle capire che sapeva e non girarci troppo intorno. Un pò restia a fidarsi, nonostante le mani alzate in segno di pace o il tono di voce gentile. Tutti potevano fingere, no?
    -Non preoccuparti per la pronuncia, viaggiando mi sono dovuta abituare anch'io alle varie lingue.- le rispose, stringendo rapidamente la sua mano, più che altro perchè sapeva bene che non poteva attaccarla lì in mezzo, con un cameriere che si faceva avanti con il suo panino e la vena pulsante. I Volturi ancor più di loro solevano obbligarsi da soli a mantenere il segreto sulla loro identità e, la vampira, non poteva certo trasgredire.
    -E' un piacere, Elisa.- rispose, nonostante non fosse completamente la verità e preferisse aspettare l'arrivo dei suoi genitori in eterno più che trovarsi da sola con una vampira. Come ho detto, tra le tante fobie che Ness avrebbe potuto avere, quella per i suoi simili era senza dubbio la più strana.
    Sorrise al cameriere, quando questo si avvicinò loro per portarle il panino, si lasciò scappare un ringraziamento affrettato e prese per prima la coca cola, unico liquido che poteva bere per dimenticare per un pò il sangue. Erano completamente in contrasto e questa era fredda, i blocchi di ghiaccio deliziosi da mangiare sopratutto se li rompevi, come Ness aveva fatto più e più volte.



    UTENTE { *Elisa* }

    Elisa "Sissi" Volturi


    Elisa rimase in silenzio per alcuni istanti, osservando quella creatura così graziosa e riflettendo su quale fosse la mossa più opportuna. - Sai, è la prima volta che mi trovo così lontana da casa - esordì tristemente, quasi senza rendersi conto di aver elaborato quel pensiero a voce alta. * casa *. Quello splendido palazzo era la sua casa ormai da circa tre secoli. Ne amava ogni singolo dettaglio. Ma, nonostante un'esistenza così agiata, lei non aveva perso la sua umiltà. Le tornarono alla mente i volti delle giovani ragazze che nei secoli si erano succedute al suo servizio. Si era affezionata ad ognuna di loro, e ad ognuna di loro aveva dovuto mentire, accompagnandole, seppur con rammarico, verso la morte. Un velo di tristezza cadde sul suo volto. Risollevò lo sguardo, sforzandosi di tenere lontani quei ricordi piacevoli e dolorosi al tempo stesso. Notò una certa curiosità nello sguardo di Renesmee, che comunque rimaneva, comprensibilmente, sulla difensiva. Alzò istintivamente lo sguardo, osservando per un momento il cielo. Il sole si faceva sempre più pallido * probabilmente tra non molto arriveranno altri membri della famiglia. Se è così diffidente, dubito che rimanga in giro da sola a lungo *. Aveva immaginato diversamente il primo incontro con quei vampiri che attiravano tanto le attenzioni di Aro e degli altri. Era impaziente di incontrarli, ma sapeva che, per il momento, era meglio aspettare. In quell'istante, dall'altoparlante che trasmetteva la musica per intrattenere gli avventori, uscirono le prime note di una canzone che Elisa amava molto. Quella stessa canzone che spesso canticchiava mentre attraversava le interminabili stanze della regale dimora dei Volturi. Istintivamente, si voltò in direzione degli umani, rendendosi subito conto che la sua sete iniziava a farsi sentire, sempre più insistentemente. Non si nutriva di sangue dal giorno della sua partenza. La brezza leggera le portava alle narici una dolce tentazione. Doveva allontanarsi, e alla svelta, in cerca di una soluzione. Fece qualche passo nella direzione opposta, per poi voltarsi verso Renesmee e risponderle semplicemente, con un filo di voce - si, i Volturi sono la famiglia a cui appartengo -. Tutti li temevano, alcuni li disprezzavano, lei stessa a volte era in contrasto coi loro metodi e le loro decisioni. Ma erano la sua famiglia. Il suo sguardo si fermò per un istante sul volto di Renesmee, per poi posarsi sul sentiero che portava all'uscita di quel parco che quel giorno era stato teatro di un incontro così inaspettato. Si voltò senza aspettare la risposta della giovane Cullen, visibilmente scossa, lasciando dietro di sé un alone di mistero.


    Edited by { *Elisa* } - 5/12/2015, 21:51
     
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